pizza londra

«La petizione è rivolta a tutti coloro che amano la specialità gastronomica più conosciuta e diffusa del pianeta, simbolo del paese Italia e dell’incontro culturale degli italiani nel mondo. Occorre perciò difendere l’origine italiana di quest’arte, la qualità degli ingredienti e l’economia legata alle sane tradizioni nate dalle sapienti mani dei pizzaiuoli napoletani. Il riconoscimento dell’arte della pizza quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco è un’occasione unica per difendere il made in Italy dal moltiplicarsi delle contraffazioni alimentari».

Così Pecoraro Scanio alla vigilia del volo per Londra, dove l’indomani si presenta #pizzaUnesco. L’occasione è data dal convegno “Neapolitan pizza is art” realizzato in partnership con Coldiretti, Associazione Pizzaiuoli Napoletani e Change.org. Insieme al Presidente della Fondazione UniVerde intervengono, alla prima tappa internazionale
della petizione, anche Franco Manna e il Presidente della Camera di Commercio italiana a Londra, Leonardo Simonelli.Intanto, il giorno che precede l’evento londinese, il quotidiano «London Evening Standard», diffuso in milioni di copie, dedica alla campagna un’intera pagina: Preserve our pizza. London chefs unite in bid to make Neapolitan pizza recipe a world cultural treasure ovvero Gli chef di Londra si uniscono per fare della pizza napoletana un tesoro culturale mondiale. Gli chef italiani a Londra menzionati nell’articolo sono Luca Terraneo, Giuseppe Cafaro e Aldo Zilli. Lo stesso Zilli nell’intervista ricorda come l’attributo “napoletana”, ad indicare la pizza, sia così talmente «abusato in tutto il mondo e già questo è fondamentale per proteggere il prodotto.

Pizza napoletana significa cultura e processo di preparazione, non solo sistemare un impasto in forno. Non è solo pane e salsa. Significa molto di più».

(Tratto da #pizzaUnesco orgoglio italiano. Aracne edizioni 2015)