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Riparte, con l’aiuto di tutti i visitatori di Expo Milano 2015 e la cornice giallo sgargiante dei banchetti Coldiretti, una grande petizione popolare. Scopo, far proclamare dall’Unesco la pizza – più precisamente, l’arte dei pizzaioli napoletani – un Patrimonio immateriale dell’Umanità, degno di essere custodito, preservato, tramandato alle future generazioni, proprio come un tesoro.

La sfida da Guinness dei primati della pizza più grande del mondo si situa nell’ambito della “Settimana Mondiale del Pomodoro”: occasione imperdibile per avviare quest’azione di sensibilizzazione internazionale con una speciale raccolta di firme di cittadini italiani e stranieri. Al Padiglione Coldiretti, all’inizio del Cardo, insieme al presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e il presidente di Univerde Alfonso Pecoraro Scanio, è stata distribuita a tutte le persone che entravano pizza 100% italiana ed è stato possibile ammirare la bravura dei pizzaioli acrobatici che si sono sfidati in una spettacolare esibizione per catturare l’attenzione dei visitatori italiani e stranieri che, intanto, hanno cominciato a firmare.

La gente, in fila per la pizza o per firmare, sorride. “È questa la cosa più bella – ci spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – un esempio concreto di perché Coldiretti ha scelto di essere a Expo Milano 2015. Vogliamo esserci, qui, con i nostri agricoltori  e con le iniziative che Coldiretti supporta. Da un lato supportiamo il tentativo da Guinness dei primati della pizza più lunga del mondo, dall’altro la candidatura dell’arte dei pizzaioli napoletani a Patrimonio Unesco”. La raccolta firme è aperta a tutti i cittadini del mondo che visitano l’Esposizione Universale, che a partire da oggi, grazie all’impegno Coldiretti, sarà possibile sottoscrivere presso i loro spazi. Coldiretti si impegna così a fondo perché “In una pizza ci sono tutti i numeri importanti della nostra agricoltura: tutta la cerealicoltura, il pomodoro, l’olio extravergine d’oliva, la mozzarella. Tutti ingredienti fondamentali che radunano agricoltori dal Nord al Sud Italia, per un piatto che è l’emblema del cibo italiano nel mondo”.
“La pizza è spesso collegata a una festa – spiega Alfonso Pecoraro Scanio – ed è importante riconoscere che è frutto della nostra tradizione più profonda. Dentro questo, l’arte dei pizzaioli napoletani è il pezzo culturalmente più identitario della storia della pizza. È radicata nella tradizione locale, nei secoli, e da lì s’è diffusa nel pianeta. Una tradizione si può perdere perché o si perdono gli artigiani, o diviene così globalizzata che se ne smarrisce l’identità”. Da qui, l’esigenza di avviare un iter che conduca al riconoscimento dell’Unesco. Un percorso che ha richiesto anni, e ne richiederà altrettanti. “Nel 2000, da ministro delle Politiche agricole, ho raccolto i primi indizi della necessità di una tutela dell’origine della pizza. Abbiamo ottenuto il marchio Stg per la pizza, in Europa. Nel 2006 abbiamo fatto partire l’idea di iscriverla nelle liste Unesco, senza riuscirci. Nel settembre 2014 abbiamo lanciato una petizione online su Change.org che ha raccolto le prime decine di migliaia di firme. Su quella è confluito l’interesse di Coldiretti, Associazione Pizzaiuoli Napoletani,  Rossopomodoro e siamo arrivati a 300mila firme. Nel marzo 2015 abbiamo depositato per la prima volta la candidatura ufficiale italiana. Ora la candidatura è a Parigi. La petizione ripartita oggi punta a portare a Parigi nel settembre 2016, verso il voto finale che sarà a novembre 2016, un milione di firme”.