«Stop a pizza con “Pomarola” del Brasile, olio “Pompeian” Usa e “Zottarella” tedesca». È il must sposato da Coldiretti. Al XIV Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Villa d’Este, l’organizzazione degli imprenditori agricoli, nel programma del suo annuale Forum, inserisce l’iniziativa per sostenere l’iscrizione
dell’Arte dei Pizzaiuoli nella Lista Unesco, «anche – si afferma – per fare definitivamente chiarezza sull’origine italiana degli ingredienti e sulle modalità di preparazione per garantire le condizioni igienico e sanitarie ottimali».L’adesione di Coldiretti a #pizzaUnesco vuole favorire la garanzia di pizze fatte «a regola d’arte con prodotti genuini e provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana e combattere anche l’agropirateria internazionale».

«Un rischio diffuso all’estero e un’occasione per fare chiarezza anche in Italia – spiega la sigla del presidente Moncalvo – dove quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Troppo spesso viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale»Proprio in occasione del Forum Internazionale di Cernobbio, ai sostenitori dell’iniziativa promossa da Pecoraro Scanio si aggiunge anche il Ministro dell’Ambiente in carica Gian Luca Galletti.

(Tratto da #pizzaUnesco orgoglio italiano. Aracne edizioni 2015)